
- Questo evento è passato.
La ballata della donna senza qualità
26 Settembre 2016 @ 20:30 - 22:30

Tra ‘800 e ‘900 oltre gli orizzonti letterari
Il seminario “La ballata della donna senza qualità” è strutturato in quattro differenti serate (3, 10, 17 e 24 ottobre), dalle 20.30 alle 22.30, ognuna dedicata ad una differente autrice e opera.
Il costo di ciascuna serata è di 5 euro: il pagamento si effettua a inizio serata.
Lunedì 26 settembre Megahub ospiterà un primo incontro gratuito in cui l’autrice del corso, Elena Scarso, illustrerà ai partecipanti il tema che si andrà a trattare nel corso degli incontri. Focus del seminario la condizione della donna, assieme angelo e demone ribelle, esaminata attraverso il messaggio nascosto tra le righe di alcuni dei più famosi romanzi pubblicati tra Ottocento e Novecento. Le serate si struttureranno come segue: descrizione biografica dell’autrice, breve spiegazione della trama e analisi dell’opera, con frequenti excursus storici sulla condizione femminile.
Il primo romanzo analizzato nella serata del 3 ottobre, sarà Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, una delle opere più intramontabili partorita dal genio di una donna che trascorse la maggior parte della propria vita all’interno delle mura domestiche, occupata in faccende tipicamente femminili – la musica, il ricamo, le visite – e tuttavia anticonvenzionale nel suo pungente e continuo flusso di scrittura. Benché un lettore distratto fatichi a cogliere la critica alla condizione femminile intrecciata all’avvincente trama del romanzo, un’analisi più precisa potrà svelare aspetti assolutamente significativi dell’opinione di Austen in merito al ruolo sociale della donna.
Il secondo incontro, lunedì 10 ottobre, verrà dedicato a Jane Eyre di Charlotte Brontë. Pur vedendo la prima pubblicazione a metà dell’Ottocento, il romanzo spicca per una ben poco velata ribellione contro le convenzioni imposte alla donna. La protagonista – e quindi l’autrice – brama nuovi orizzonti e luoghi da scoprire, esalta l’istruzione come l’unica chiave di accesso a quel mondo fino ad allora rimasto di monopolio maschile, esige una propria indipendenza economica che la svincoli da qualunque obbligo o dovere verso un eventuale marito. In questo vediamo tre delle limitazioni tipiche della donna di età vittoriana: le scarse prospettive di sperimentare se stessa al di fuori del contesto familiare, le incommensurabili lacune nell’istruzione femminile e i vuoti legali connessi al concetto di donna come creatura pura e bisognosa di protezione.
Il terzo romanzo analizzato nella serata del 17 ottobre sarà Piccole donne e Piccole donne crescono della cattolicissima Louisa May Alcott. La critica alla condizione femminile, qui, è molto più velata. Si evince dai consigli materni della signora March, che educa le figlie nell’idea che un buon matrimonio non si costruisce sull’unione d’interesse; dall’atteggiamento spavaldo e mascolino di Jo March, eroina del romanzo, la quale accetta la prospettiva di diventare zitella – ancora un terribile spettro – con serenità (Non credo che mi sposerò mai. Sono felice così come sono, e amo così tanto la mia libertà per non avere alcuna fretta di rinunciarvi, per qualsiasi uomo mortale), che sceglie di diventare scrittrice per essere economicamente indipendente, che ama e sposa un uomo pur sapendo quanto sia povero. Senza dimenticare le ambizioni per il futuro: zitella o sposata, Jo March desidera aprire una scuola in cui raccogliere i bambini – femmine e maschi – e dare loro la possibilità di ricevere un’istruzione. Cosa che, come si legge ne I ragazzi di Jo, riesce a fare assieme al marito insegnante.
Il seminario si conclude il 24 ottobre con il saggio Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Si è scelto questa opera a discapito della sua produzione narrativa poiché racchiude una delle più profonde critiche che l’autrice ha mosso contro l’impossibilità per una donna di essere indipendente, sia come individuo sia dal punto di vista economico. Innanzitutto, la protagonista del romanzo-saggio si trova all’interno di un contesto universitario, e non a caso: esso rappresenta uno dei simboli principe dell’esclusione femminile. Altro importante aspetto è l’oggettivazione della protagonista, che così pretende di essere una donna e allo stesso tempo tutte le donne. Il saggio tratta gli argomenti più disparati: dall’assenza delle gesta femminili sul muro della storia, all’impedimento di avere una propria carriera a causa dell’obbligo di concepire e crescere i figli, alla liberazione dalla differenza tra mente femminile e maschile, a vantaggio di un pensiero di tipo androgino.